lunedì 24 novembre 2014

IL CAMMINO DELL'UOMO: MITI, RELIGIONI, FILIOSOFIA, SCIENZA

Le religioni, al loro sorgere, con l’elaborazione dei miti e la tematizzazione del sacrificio rituale furono un mezzo di comprensione della realtà fenomenica, nonché uno strumento intellettivo  di riflessione sulle tante problematiche dell’uomo socializzato. Categorie come coscienza, bene e male, vita e  morte, passato e futuro furono profondamente scandagliate e rappresentate dalle varie religioni, ciascuna a suo modo. 
Poi l’uomo, evolvendosi, ebbe bisogno di strumenti più duttili per darsi delle risposte non stereotipate come quelle delle religioni, ed ecco l’apparire della indagine filosofica:  libera, spregiudicata , iconoclasta agli occhi dei vari culti. 
La filosofia è proteiforme e mutevole come gli stessi filosofi che la esprimono, e ciò le ha consentito di essere utile all'uomo nel suo continuo mutare evolutivo, al contrario delle religioni che, pur assediate da una realtà in continuo mutamento, si difendono con l’arma della staticità, del fissismo della parola arcaica “rivelata”, della richiesta di "fede" come alternativa a ragionamento, dubbio e indagine. 
Infine venne la scienza sperimentale e tutto lo scenario empirico si ribalta, le filosofie vengono relativizzate e le religioni inquadrate in una categoria antropologico-sociale arcaica in graduale decremento.  
Chi NON è d’accordo?

giovedì 20 novembre 2014

LIBERO PENSIERO

E’ una parola essere liberi di pensare e di parlare. Siamo bombardati da mille frasi fatte e abbiamo alle spalle una storia problematica, fatta di tante cose storte.
Vien da riflettere sulla realtà e magari scoprire che seguitiamo a partire dal tetto nel considerare il vero e non dalle fondamenta.
Ne abbiamo paura?
Ad esempio, la nostra radice è ineluttabilmente religiosa e cattolica: c’è del buono in tutto questo, ma c’è anche qualcosa di cattivo che va a inficiare il tutto.
La Chiesa ha certezze. Se hai certezze, stai fermo su te stesso. Meglio il dubbio.
Ecco la libertà ma costa cara.
Eviterei di andare a trovare un nemico perché c’è il rischio di trovartelo davanti, tale e quale a te. Siamo noi che facciamo la storia.
Le certezze a buon mercato non scendono dal cielo, ce le costruiamo noi. Così i personaggi.
La strada e lunga per uscire dal tunnel. Prendere, intanto, la direzione giusta. “Noncredo” può dare una mano.

Dario Lodi

martedì 18 novembre 2014

COME L'ILLUMINISMO E' PIU' RELIGIOSO DELLA RELIGIONE




L’Illuminismo, storicamente, è apparso dopo secoli infausti e infelici dominati
dalle religioni, quando il pensiero, i comportamenti umani e i sentimenti erano terroristicamente imposti dalle religioni che esprimevano il potere. Non diciamo nulla di nuovo: persecuzioni, guerre, oscurantismo, arretratezza ne erano gli aspetti identitari. Secolo dei lumi? Sì, l’Illuminismo è luce, della ragione e del sentimento, come si legge nei suoi più immediati prodotti: la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti (Filadelfia 1776), la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (Parigi 1789) ed infine nella Costituzione del primo anno (Parigi 1793) che ne rappresenta la più virtuosa sintesi. A ridosso di carceri, torture e roghi questa Costituzione, varata dalla Convenzione post-rivoluzione francese il 24 giugno del 1793, sanciva:

- la sovranità appartiene al popolo;
- suffragio universale;
- referendum popolare;
- assistenza agli infermi e ai più poveri;
- diritto allo studio in una scuola laica e pubblica;
- uguaglianza, libertà, proprietà e sicurezza;

ma oltre questo abissale cambio di paradigma esistenziale e politico, voglio far notare in particolare tre dei trentacinque articoli che la compongono:
- art.1 “Lo scopo della società è la felicità comune”, cioè di ognuno e di tutti;
- art.35 “Il diritto all’insurrezione se il Governo viola i diritti del popolo”;
- art.6, che cita testualmente, e virgolettato!, il grande principio morale, etico, religioso, spirituale, empatico di Confucio:”Non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te”.

Questa è religione di civiltà. A questo punto perché mai una società costruita su questi presupposti dovrebbe avere bisogno delle cosiddette religioni? Per caso per amore di ceri, reliquie, processioni o forse per l’arricchimento dei loro preti?