Serpeggia nel
parlamento italiano l’intento di comminare per legge il carcere a chi, perché è
matto o perché è un esibizionista controcorrente ovvero perchè lo ritiene per suoi motivi verosimile, esprimesse la sua opinione che mette in dubbio certi tristi eventi della
Storia legati alla persecuzione razziale o politica o religiosa. Guai a voler
argomentare riduttivamente su tristissimi fatti storici come foibe, olocausto di ebrei
o armeni, Srebrenica, lo stupro-strage di Nanchino, forse Katyn o Cefalonia,
chi sa se pure lo sterminio dei Catari. La libertà di espressione non può fare
il surf sulle onde del potere politico pro tempore: per quanto mi riguarda già
non tollero che il diritto penale debba occuparsi di vilipendio e blasfemìa in
uno Stato liberale di diritto. Io penso che qualsiasi limitazione della
libertà di parola e di opinione, e quindi di stampa, sia solo l’inizio di un
proibizionismo delle idee che può sempre aumentare nel tempo facendo leva sul
fatto che esiste già un “precedente”, che a sua volta legittimizza una logica censoria e repressiva (al riguardo
ricordiamoci il monito del grande David Hume”La libertà non si perde tutta
in una volta”).
In una democrazia liberale non si fa
censura: una società civile e matura ha i propri anticorpi per isolare, depotenziare e neutralizzare quanto di nocivo
può minacciare con l’informazione la pace, la giustizia e il bene comune. La
democrazia non può vivere di bavagli, censure, perquisizioni e manette, nè
può giustificare il reato di opinione. Jefferson, che fu il padre della
costituzione americana del 1776 e su cui fonda quella grande democrazia,
affermò: “La libertà del nostro Paese riposa sulla libertà dei suoi giornali”.
Io e la rivista NonCredo che dirigo lo sottoscriviamo con totale convinzione.
Proibire la libera manifestazione di opinioni (e qui non parlo di apologia)
significa imitare l’ayatollah Khomeyni rispetto a Rushdie ovvero tutte le dittature e i regimi militari.
Ammiro, invece, e condivido la nota suora domenicana (quindi erede degli
“inquisitori”domenicani, maestri nella persecuzione del dissenso!) francese
Marie-Emmanuel che ha spontaneamente partecipato alla marcia di Parigi per
Charlie Hebdo assieme ai capi di Stato, e che ha detto:”Sono una cittadina,
difendo la libertà di espressione. Anzi la libertà tout-court“.
Le
tesi contrarie si confutano, si criticano, si stigmatizzano ma NON si mettono a
tacere col bavaglio della censura e la minaccia del carcere, come vorrebbero
gli isterismi estremistici di integralisti insicuri. Sarebbe illiberale,
antidemocratico e liberticida. La libertà di opinione va sempre
garantita e difesa da possibili “leggi speciali”: il maccartismo è sempre
dietro l’angolo. Ce lo dice la Storia.
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