A
manifestare una severa critica verso il meccanismo “diabolico” dell'otto per
mille dell'Irpef, non è stato questa volta un opinionista poco benevolo verso
il Vaticano, ma un organo dello Stato, la Corte dei Conti, in una relazione
intitolata “Destinazione e gestione dell'otto per mille dell'Irpef” del
23 ottobre scorso e diffusa in questi giorni.
Le
cose che dice la Corte dei Conti non sono nuove, la novità è che a dirle è un
organo dello Stato al quale è affidata la funzione di magistratura contabile.
Le
cifre riportate parlano chiaro: solo il 46% dei contribuenti firma per l'otto
per mille; la parte della torta non attribuita viene ripartita sulla base delle
scelte operate da questo 46%, e la parte d'incasso derivante dalle quote non
espresse supera quelle espresse: per fare un esempio, nel 2011 la Chiesa
cattolica ha ricevuto l'82,28% delle risorse rispetto al 37,93% delle scelte
espresse.
La
Corte dei Conti riconosce che questo meccanismo è spiegato in maniera poco
chiara nel modello di dichiarazione, che lo Stato non fa campagna per l'otto
per mille e che sul sito della
presidenza del Consiglio non risulti come i beneficiari abbiano utilizzato i
fondi, invitando il Governo a porre rimedio al complesso dei rilievi formulati
Come
nel caso della legge elettorale “porcellum” c'è voluto l'intervento della Corte
Costituzionale per convincere la classe politica a mettere mano alla legge
elettorale, così è prevedibile (o almeno si spera) che l'intervento di un'altra
magistratura, quella contabile, riesca a dare la sveglia per la modifica della
legge sull'otto per mille.
Gaetano
Toro
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