lunedì 5 gennaio 2015

LA CORTE DEI CONTI FA LE PULCI ALLA LEGGE SULL'OTTO PER MILLE


A manifestare una severa critica verso il meccanismo “diabolico” dell'otto per mille dell'Irpef, non è stato questa volta un opinionista poco benevolo verso il Vaticano, ma un organo dello Stato, la Corte dei Conti, in una relazione intitolata “Destinazione e gestione dell'otto per mille dell'Irpef” del 23 ottobre scorso e diffusa in questi giorni. 
Le cose che dice la Corte dei Conti non sono nuove, la novità è che a dirle è un organo dello Stato al quale è affidata la funzione di magistratura contabile.
Le cifre riportate parlano chiaro: solo il 46% dei contribuenti firma per l'otto per mille; la parte della torta non attribuita viene ripartita sulla base delle scelte operate da questo 46%, e la parte d'incasso derivante dalle quote non espresse supera quelle espresse: per fare un esempio, nel 2011 la Chiesa cattolica ha ricevuto l'82,28% delle risorse rispetto al 37,93% delle scelte espresse.
La Corte dei Conti riconosce che questo meccanismo è spiegato in maniera poco chiara nel modello di dichiarazione, che lo Stato non fa campagna per l'otto per mille  e che sul sito della presidenza del Consiglio non risulti come i beneficiari abbiano utilizzato i fondi, invitando il Governo a porre rimedio al complesso dei rilievi formulati
Come nel caso della legge elettorale “porcellum” c'è voluto l'intervento della Corte Costituzionale per convincere la classe politica a mettere mano alla legge elettorale, così è prevedibile (o almeno si spera) che l'intervento di un'altra magistratura, quella contabile, riesca a dare la sveglia per la modifica della legge sull'otto per mille.

Gaetano Toro


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